Ars Panicalensis

Il ricamo su TulleArs Panicalensis” nasce a Panicale nella prima metà del ‘900 per volere di Anita Belleschi Grifoni, una donna colta e raffinata ma anche molto intraprendente, che negli anni ’30 fonda una scuola di ricamo, riconosciuta dall’E.N.A.P.I. tra il 1936 e il 1938, che diventò ben presto famosa in tutte le famiglie nobili e dell’alta borghesia del tempo, fino ad essere apprezzata dalla casa reale. Anita infatti realizzò, insieme alla figlia Maria Teresa Grifoni, l’abitino da Battesimo per la Principessa Maria Pia di Savoia, figlia di Umberto II e Maria Josè, nel 1934.

Anita nasce nel 1889 a Panicale, e dopo aver perso la madre giovanissima, viene affidata all’Istituto del Sacro Cuore di Gesù di Città della Pieve, dove, oltre a ricevere una seria educazione, inizia ad apprezzare l’arte del ricamo, che avrà modo di approfondire a contatto con la contessa Barabino di Lemura, per la quale si occupò del restauro di raffinati pezzi ottocenteschi ricamati, di probabile provenienza francese o veneziana. Ed è proprio ispirandosi a questi pezzi e trovando anche testimonianza del ricamo su tulle nel ricco patrimonio ecclesiastico, delle Chiese di Panicale ed in particolare della Collegiata di San Michele Arcangelo che Anita, già quarantenne, fondò la tecnica del ricamo su tulle Ars Panicalensis. Non ci dobbiamo poi dimenticare che a Panicale le monache del Collegio delle Vergini eseguivano ricami su tulle che sono rimasti patrimonio di paramenti sacri, di cui Anita venne sicuramente a conoscenza. Disegni leggeri e raffinati di gusto ottocentesco interpretavano motivi floreali, composizioni di estrema eleganza con volute e fastoni, nastri, rami fioriti, nodi d’amore, paesaggi e il famoso uccello del paradiso che diventò il vero simbolo del ricamo su tulle di Panicale. Questi motivi esprimevano il grande gusto estetico di questa donna da tutti molto stimata e rispettata, che amava molto Panicale e riuscì a contribuire alla sua crescita economica e sociale proprio attraverso l’Ars Panicalensis.
In quegli anni difficili la scuola di ricamo offrì la possibilità molte donne di Panicale di compiere un primo passo verso l’indipendenza economica e di realizzarsi attraverso la creatività che esprimevano nel realizzare i manufatti, senza rinunciare alla cura dei figli e della famiglia. L’Ars Panicalensis ai tempi di Anita fu una passione contagiosa per molte donne del Paese, la “Sorannita” così la chiamavano tutti, aveva una parola di incoraggiamento per tutti, se il lavoro non le piaceva lo pagava comunque e poi lo bruciava, e, per i lavori più grandi quando finiti amava farli stendere nel borgo e ammirarli affacciata alla finestra di casa sua. Anita ricamò fino all’ultimo dei suoi giorni, morì nel 1978 a 90 anni e Panicale non l’ha dimenticata, la ricorda ancora come allora.